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Google insegna il

Google insegna il "rimpianto" ai computer. Beh, non proprio.

Condividi:         Mikizo 3 18 Aprile 11 @ 11:00 am

Google sta finanziando un progetto di Intelligenza Artificiale che introdurrà il concetto tecnico di "rimpianto" nei software. La notizia è molto interessante, e i media si sono subito lanciati in speculazioni sulla psicologia e sui sentimenti delle macchine, con scenari da fantascienza alla Sky Net, ma forse prima sarebbbe il caso di dare un'occhiata ai dettagli del progetto. E' sempre bello parlare del mitico HAL di 2001, ma almeno bisognerebbe farlo nel contesto appropriato.

Informarsi prima di parlare è una cosa che i media non riescono proprio a fare quando c'è di mezzo la tecnologia (e l'informatica in particolare). Allora vediamo un attimo in cosa consisterebbe questo "rimpianto" ("regret" nel nome originale del progetto).

Innanzi tutto, ovviamente non ha niente a che vedere con il "dispiacersi". Inutile dire che nessun programma può provare dispiacere o altri sentimenti, almeno non per il momento e non nel progetto finanziato da Google.

Il progetto viene condotto alla Blavatnik School of Computer Science dell'Università di Tel Aviv dal Professor Yishay Mansour. Si tratta di un'applicazione dei principi, già noti, del "reinforcement learning" (RL). Nel RL la parte che apprende (in questo caso il software) non deve necessariamente sapere come migliorare la propria performance, quindi non viene istruita su particolari tecniche o principi di base; riceve però una "ricompensa" che dipende da quanto viene valutato il risultato ottenuto. La ricompensa può essere positiva o negativa e l'idea è che le ricompense positive rinforzino il comportamento più corretto. Il RL è una forma di apprendimento non supervisionato, in quanto solo la performance stessa funge da feedback, senza l'intervento di alcun insegnamento attivo.

Tecnicamente dunque è stato assegnato il nome "regret" alla differenza tra la massima ricompensa possible e quella effettivamente ottenuta. Il progetto riguarda il concetto di ottimizzazione e in questo contesto è ovvio intendere che il "rimpianto" non è altro che un parametro necessario perchè il software sia in grado di apprendere sulla base delle situazioni generate.

Tenendo in mente quanto sopra, è ovvio che un titolo più appropriato per la notizia potrebbe essere "Google finanzia un progetto per implementare un algoritmo di ottimizzazione" oppure "Google finanzia un progetto per un algoritmo di apprendimento non assistito". Certo, questi titoli hanno meno appeal e attrarrebbero qualche lettore in meno.

Ci sono due cose da imparare in questa questione. La prima è che se qualcuno chiama una cosa con un certo nome, ciò non dovrebbe far pensare automaticamente che la cosa corrisponda al nome. Se chiamo "Zeus" il mio cane, spero che nessun giornalista scriva il mattino dopo che un dio greco si è incarnato in un cane. La seconda è che se state per introdurre una tecnica di AI e volete un po' di pubblicità gratuita, vi basterà metterci dentro una parola che ricordi un'emozione o un sentimento e il gioco è fatto.



3 commenti a "Google insegna il "rimpianto" ai computer. Beh, non proprio.":
johnbocc johnbocc il 18 Aprile 11 @ 14:21 pm

Bell'articolo! Bravo!

Mikizo Mikizo il 18 Aprile 11 @ 17:10 pm

Grazie! :)

elviro elviro il 19 Aprile 11 @ 04:16 am

molto chiaro.......bravo..

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