vi posto integralmente il contenuto di una e-mail mandatami da un mio amico:
"Il Museo scientifico del futuro di Tokyo ha assunto un nuovo dipendente. Nulla di strano, direte voi, ma il neoassunto in questione è un po' speciale. Si tratta, infatti, del robot umanoide Asimo. Sviluppato dalla Honda, Asimo, oltre ad essere dotato di una certa "intelligenza", è anche in grado di deambulare quasi perfettamente, ma soprattutto non si stanca mai: giusto il tempo necessario per ricaricare le batterie.
Il nuovo cyber-cicerone riceverà pure un sostanzioso stipendio, circa 150.000 dollari all'anno, ovvero la retribuzione media di un alto dirigente
nipponico. Che sia l'inizio di una nuova era caratterizzata da lavoratori
meccanici? Speriamo proprio di no! Lasciamo comunque ai posteri l'ardua
sentenza...
Domanda (o meglio riflessione filosofica): se un robot può percepire uno
stipendio ma non ha coscienza di se chi lo incassa (la casa costruttrice)?
Solo perchè è umanoide possiamo parlare di un ritorno della schiavitù, oppure è solamente una immobilizzazione tecnica come tante? Ai posteri l'ardua sentenza."
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Riflessioni? opinioni?
quanti di voi conoscono Asimov e le leggi della robotica?
Io credo che dare uno stipendio a questo robot sia più un'operazione di marketing... il ritorno di immagine che ha la diffusione della notizia del primo robot stipendiato. Non credo che in un ipotetico mondo dove androidi e robot affiancheranno gli uomini, si possa pensare di stipendiarli. Al max si pagheranno i costi alla casa costruttrice dilazionati nel tempo. Non dimentichiamoci che avere uno stipendio vuol dire pagare contributi... vuol dire "pensione" (forse)...
E per quanto riguarda la possibile schiavitù della macchina... aspetto di sapere quanti conoscono le leggi dela rbotica di Asimov, dalle quali partirebbe la mia riflessione.