L’attuale sistema fiscale grava soprattutto sui lavoratori dipendenti perché il loro reddito è tassato alla fonte.
Facciamo, ora, un esempio sull’effettivo potere di acquisto del frutto del nostro lavoro.
Assumendo 100 il valore del nostro stipendio lordo avremo (per la fascia più bassa):
23% tasse fiscali +
9% tasse previdenziali
32% totale tasse
quindi lo stipendio si riduce a:
100 –
32 = (totale tasse)
68 (netto fittizio)
ora con 68 dobbiamo provvedere a vivere comprando beni per il sostentamento es.:
alimentari
abbigliamento
spese per trasporti (auto, mezzi pubblici, etc.)
studio (libri, iscrizioni, corsi aggiornamento, etc)
abitativi (costruzione, manutenzione, affitto, luce, gas, telefono, etc.)
salute (visite specialistiche, medicinali, etc)
etc.
Quasi tutti i beni che acquistiamo hanno una tassa pari al 20% (IVA) già compresa nel prezzo di acquisto.
Quindi il nostro netto 68 non ha un effettivo potere di acquisto di 68 ma di 56,6:
56,6 (68 / 1,20)
Si, perché l’IVA è l’Imposta Valore Aggiunto viene pagata dall’utente finale (consumatore) come se questo ultimo avesse Aggiunto il Valore al bene e del quale ne deve pagare l’Imposta mentre non è così, il Valore Aggiunto è attribuito dalla catena commerciale (che inizia dal produttore e termina alla vendita al dettaglio) pertanto per poter pagare l’IVA il consumatore dovrebbe a sua volta poterla far pagare al proprio datore di lavoro con un nuovo sistema (contribuendo il lavoratore ad aggiungere valore al prodotto dell’azienda per la quale lavora)
PROPOSTA DI RIFORMA FISCALE
Ogni dipendente deve percepire l’intero valore 100 e su apposito documento aggiungerà l’IVA al proprio datore di lavoro percependo così un totale pari a 120
Potrà acquistare beni pari 100 + IVA che è il vero potere di acquisto del lavoro svolto.
Potrà quindi detrarre tutte le spese sostenute per acquistare tutti i beni necessari es.:

Quindi
100 – (stipendio netto)
90 = (spese al netto di IVA)
10 (rimanenza netta) + 4 (IVA rimanente da versare allo Stato: 20 iniziali -16 spese)
Rimarranno al lavoratore 10 (100-90) sulle quali pagherà le effettive tasse che potrebbero essere anche pari al 50% del guadagno in quanto avendo defalcato tutte le spese può tranquillamente contribuire al giusto pagamento delle tasse e verserà anche la rimanenza dell’IVA (a debito verso lo Stato, come viene fatto per le persone giuridiche: società, industrie, etc.).
Si potrebbe pensare che se tutti spendessero l’intero stipendio nessuno pagherebbe le tasse.
Non è così! Se da una parte c’è un acquisto dall’altra c’è una vendita e quindi un guadagno, chi ha venduto con profitto pagherà le tasse per chi ha acquistato (perché rimasto senza profitto).
In questo modo ci sarà più richiesta di beni portando un notevole vantaggio economico a imprese e alle aziende produttrici, mentre chi non fa acquisti avrà più guadagno e pagherà l’aliquota stabilita per la rispettiva fascia.
VANTAGGI ECONOMICI PER LE AZIENDE
Il pagamento dell’IVA a favore del dipendente non aggrava l’azienda che in ogni caso dovrebbe versare l’imposta in attivo allo Stato (il quale riceverà il versamento dell’imposta dai dipendenti o dai fornitori dei beni acquistati dagli stessi dipendenti).
Maggior domanda di beni che comporta un incremento del fatturato.
VANTAGGI IN GENERALE
1) Aumento del potere di acquisto del proprio stipendio pari, come minimo (per aver considerato la fascia di aliquota più bassa) a 160% (da 56,6 a 90)
2) Onesto e giusto pagamento di tasse basato sull’effettivo guadagno invece che sul ricavo
3) Possibilità di debellare l’evasione fiscale in quanto più controllabile
4) Maggior giro di denaro per acquisto dei beni con conseguente rilancio dell’Economia
5) Nuove assunzioni nelle aziende per fronteggiare l’incremento di produzione dovute all’aumento della domanda.
Chi non condivide questa riforma ha interesse a lasciare le cose così come sono, solo per i propri interessi (per evadere le tasse che pagheranno coloro ai quali la detrazione è fatta, ingiustamente, alla fonte e solo perché l’entrata è ben dichiarata).
Queste persone non considerano la cosa più importante che andando avanti così si rischia il crollo dell’economia dovuto all’impossibilità da parte della fascia media e bassa di poter fare acquisti con il rischio di “fermare” il mercato.
Questo sistema non è una “invenzione estemporanea” ma è applicata e funzionante in altri Paesi del mondo civile (forse la novità sta solo nel fatto di far percepire, giustamente, al dipendente stipendiato il 20% di IVA).
Per maggior controllo dello “spostamento” di denaro si potrebbe pensare che ogni esercizio, ogni attività, ogni servizio munito di cassa automatizzata, possa leggere il codice fiscale del “consumatore” ed emettere scontrini parlanti (come avviene nelle farmacie con la tessera sanitaria)
All’Erario arriverebbero tutte le informazioni delle entrate e delle uscite per via telematica di ogni singola persona.
Chi ha paura di tanta trasparenza e giustizia fiscale?