allora, faccio una piccola premessa: per me un e-commerce puro si manifesta laddove il cliente acquista il prodotto o il servizio tramite il web. se il cliente vede il prodotto via web, ha la possibilità di acquistarlo, ma decide di andare ad un punto vendita per poter toccare il prodotto e aquistarlo, questo non è più e-commerce ma internet diventa un semplice canale pubblicitario.

detto questo cominciamo col creare due macro categorie:
1. siti per cui internet è solo un canale, ma per cui il vero business avviene offline. eg advertising agencies (matrix.it, adsolutions.it...), società che costruiscono siti (inferentia.it, webegg.it...), siti istituzionali (philipmorris.com...), siti per fare branding (millerbrewing.com, fiat.it...)
come potete notare tutti questi siti non profittano in modo economico diretto dalla loro presenza su internet. al contrario la presenza serve loro per portare nuova clientela al loro business istituzionale, o per fare comunicazione con i propri soci.
matrix (società che gestisce la pubblicità in esclusiva per virgilio) non guadagna "via internet" ma semplicemente eroga il proprio servizio via web. i clienti passano in ufficio, telefonano, pianificano campagne e si accordano su tariffe.
2. e-commerce nati col web con lo scopo di poter profittare economicamente in modo diretto dalla presenza su internet. eg qui possiamo trovare molti esempi: virgilio.it, amazon.com, chl.it, yahoo.com...
nel nostro caso considereremo soltanto i siti appartententi alla seconda categoria.
bene, possiamo anche qui semplificare i modelli di business in due soli:

chi viene pagato Euro 0,000x a persona che visita il sito

chi viene pagato per erogare un servizio o vendere un prodotto
in teoria esiste anche un terzo modello, il modello misto, cioè una combinazione dei due modelli elencati; modello a cui parecchi siti si stanno avvicinando

nel primo caso le entrate derivano dalla pubblicità (siti come !pc-facile.com) ospitata sulle proprie pagine, e qui ci aggiriamo seriamente attorno ai Euro 0,x ogni mille impressions (cioè ogni 1000 banner esposti).
facciamo un rapido calcolo:
- Codice: Seleziona tutto
ipotizzando 10,000 pagine viste al giorno (cifra ragguardevole per un sito 'piccolo' se costante) pagate Euro 0,1 ogni 1000 impressions ci danno
0,1 x 10 = Euro 1
in un mese quindi porteremmo a casa
1 x 30 = Euro 30
questo modello diventa quindi percorribile solo se si hanno dei numero di granlunga superiori.
in alternativa, siti come viriglio.it e tiscali.it hanno la possibilità di stringere accordi con le compagnie telefoniche (fino a poco fa solo con la telecom) e farsi pagare per ogni minuto che un utente è connesso ai propri POP di accesso. e qui si spiega perché i vari tiscali.it, tra i vari motivi, permetta di accedere al proprio sito sui server tiscali solo se collegato ad un POP di tiscali.
anche qui i numeri hanno un certo peso solo con un audience importante.

nel secondo caso invece si ottiene un ritorno economico grazie alla vendita diretta di prodotti (amazon.com) e/o servizi (chl.it che prende una piccola percentuale sulla transazione)
che io sappia esistono solo questi due modelli di "e-commerce puro", ma aspetto di essere smentito.