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L'universo? Forse è solo virtuale

Scienze: ale 16 Novembre 04 @ 22:00 pm


Lo rivela un astronomo britannico
"La vita, l'universo e tutto il resto" potrebbero essere il risultato di una finzione virtuale generata da un computer. E' questa l'ultima provocazione di Sir Martin Rees, autorevole astronomo britannico e membro del prestigioso Royal Society. Come nel film "The Matrix", secondo quanto sostenuto dal professore dell'università di Cambridge, a breve la realtà potrebbe essere replicata digitalmente senza alcuna distinzione.

"Grazie a calcolatori sempre più potenti -ha dichiarato Rees- sarà possibile dar vita a un universo interamente virtuale, proprio come il mondo in cui vive Keanu Reeves nei panni di Neo". Nel dettaglio, stando alla tesi dell'astronomo, sarà possibile simulare digitalmente non soltanto dinamiche molto semplici, ma anche interi mondi completi di ogni dettaglio.

A questo punto però la domanda sorge spontanea: il mondo in cui viviamo attualmente è ciò che percepiamo o si tratta già di una simulazione? Rees ha sottolineato che il quesito anticipa solo un'ipotesi suggestiva, ma nel frattempo tale idea è diventata oggetto di discussione tra molti accademici.

Per John Barrow, professore di scienze matematiche all'università di Cambridge, l'universo sarebbe irriproducibile perché funziona secondo un delicato equilibrio in grado di permettere l'esistenza di diverse forme di vita. Basterebbe una minuscola alterazione di questo equilibrio, spiega Barrow, per rendere impossibile l'esistenza del mondo che conosciamo. "Civiltà poco più avanzate della nostra -ha sottolineato però il matematico- avranno comunque la capacità di simulare universi nei quali esseri consapevoli possono svilupparsi e comunicare tra loro".

Del resto l'ipotesi secondo cui la realtà non sarebbe altro che una simulazione risale a oltre duemila fa: il filosofo cinese Chuang Tzu, che morì nel 295 a.C. si era infatti chiesto se tutta la sua vita non fosse stata altro che un sogno. L'idea venne ripresa poi dal filosofo francese Cartesio, che nel 17esimo secolo coniò la frase "Penso dunque sono". Nel secolo scorso fu in seguito il filosofo britannico Bertrand Russell a ipotizzare che gli essere umani non siano altro che "cervelli in un barattolo", stimolati da sostanze chimiche e correnti elettriche. Le sue ipotesi hanno trovato eco infine in innumerevoli capolavori della fantascienza, dai libri di Isaac Asimov fino a "The Matrix".

News tratta da Tgcom.it



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