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La Smart City? Una questione di linguaggio

Condividi:         webmaster 05 Agosto 12 @ 11:00 am

Secondo Luca Toschi, direttore del Communication Strategies Lab di Firenze, le città del futuro saranno "smart" solo se sapranno far parlare i cittadini attraverso le nuove tecnologie.

“Che cosa è una Smart City? Francamente non so dirlo. Ma sono sicuro di una cosa: Smart significa andare al cuore di un'espressione: «Ah, non lo sapevo!»”. Luca Toschi non è un profeta della tecnologia che cambierà le nostre vite e il modo di vivere la città. Al contrario, la sua riflessione sulle Smart Cities procede in direzione ostinata e contraria. Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, direttore del Communication Strategies Lab dell' Università di Firenze e pioniere degli ipertesti in Italia, Toschi ha letteralmente spiazzato il pubblico del Cortona Mix Festival, che dal 28 luglio al 5 agosto anima la cittadina in provincia di Arezzo con un ricco programma culturale. Intervenendo sul tema Smart Cities e Realtà Aumentate, il professore di Firenze ha operato un cambio di paradigma. Ponendo l’innovazione tecnologia delle città non alla base della rivoluzione Smart, ma al termine di un processo pre-tecnologico che vede nella partecipazione di ciascuno al processo di produzione della tecnologia la chiave per migliorare la qualità della nostra vita.

“Non sono contrario a momenti di sottrazione tecnologica se la tecnologia non apporta reali vantaggi”, confessa Toschi a Wired.it. “Il processo che porta alla creazione di strumenti innovativi, risiede prima di tutto nell’innovazione e nella creazione di un linguaggio condiviso e partecipato che porti le persone a saper usare quei dispositivi, per risolvere problemi concreti”. E porta un esempio. “Abbiamo digitalizzato sempre di più la voce attraverso smartphone, microfoni, video conferenze. Ma un comunicatore esperto sa che, in alcuni momenti, l’efficacia del suo messaggio passa attraverso le corde vocali e l’uso del corpo im-mediato , cioè privo di mediazione tecnologica”. Così, ad esempio, ricordando i primi anni in cui studiava l’utilizzo delle mail per la convocazione delle conferenze aziendali e la comunicazione interna, Toschi afferma: “Ci accorgemmo che aumentando il numero della mail, diminuivano i partecipanti. Paradossalmente, il mio consiglio fu quello di tornare ai vecchi sistemi di comunicazione orale: il cicaleccio aziendale e il passaparola, si sono rivelati strumenti formidabili”...



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