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Amina, la lesbica di damasco che non è mai esistita

Bufale: Mikizo 13 Giugno 11 @ 20:00 pm


Per mesi Amina ha raccontato la propria storia sul blog "A Gay Girl In Damascus", quella di una donna di 35 anni, lesbica, femminista, che affrontava le difficoltà della propria vita a Damasco e comunicava con il mondo utilizzando il PC, desiderando "spiegare cosa significhi essere lesbica qui".

Il blog ha attratto l'attenzione e l'affetto di moltissimi lettori attorno al globo, commossi dalla storia della donna e dalla sua umanità. Peccato che si sia poi scoperto che quelle parole non appartenevano ad Amina Abdallah Araf al Omari, ma a Tom MacMaster, uno studente 40enne dell'Università di Edinburgo (ma originario degli USA).

Il blog era attivo da febbraio, e alternava storie romantiche della vita privata di "Amina" con racconti dettagliati delle sue partecipazioni a manifestazioni di piazza e proteste. In giugno però un post inserito da una presunta cugina, spiegava che Amina era stata rapita mentre era in strada e lanciava una campagna per la sua liberazione.

I primi dubbi sono sorti quando MacMaster ha usato una foto della presunta Amina, che qualcuno ha scoperto appartenere invece a Jelena Lecic, una donna che vive a Londra. Si aggiunga che tutti quelli che avevano tentato di contattarla si erano trovati nell'impossibilità di rintracciare sia lei che qualsiasi persona a lei associata.

La prova definitiva che ci fosse qualcosa che non andava si è avuta tracciando gli IP delle email inviate da "Amina", che appartenevano ai server dell'Università di Edinburgo. Altri dettagli - ad esempio, alcune foto inviate via mail erano state postate dalla moglie dell'uomo - hanno infine condotto a MacMaster, che non ha potuto far altro che confessare.

MacMaster è in vacanza in Turchia e si è scusato con tutti - a partire dalla donna della cui foto si è servito - spiegando che non immaginava affatto di creare tanto seguito, e puntualizzando comunque che i fatti narrati erano "veri" sebbene non riferiti ad una donna in particolare. Ora pensa di trarre un romanzo dal blog.

I seguaci di Amina non l'hanno presa molto bene. La delusione per tanti di loro è risultata intollerabile, e non si può liquidare la questione come un semplice delirio da rete: si pensi ad esempio che una donna franco-canadese, tale Sandra Bagaria, aveva scambiato centinaia di email con la presunta "Amina", ed era convinta di avere intrecciato con la donna una relazione sentimentale a distanza.

Come è possibile che una bufala del genere si diffonda in modo così vasto, senza che nessuno si renda conto dell'inganno per mesi? La rete spesso ci mostra due volti intrecciati ed opposti, quello democratico che consente di unirsi per una battaglia sociale o politica, e quello dal sapore orwelliano, in cui le menti di migliaia di persone vengono influenzate ed ingannate semplicemente grazie al potere del web.



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