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Ancora dibattiti sui videogames violenti

Condividi:         ale 06 Luglio 04 @ 17:00 pm

Fra pochi mesi uscirà Doom3, il seguito del videogame sviluppato per la prima volta nel 1993 da Id Software, così come sono attesi il seguito di Mortal Kombat e di GTA (Grand Theft Auto), probabilmente il videogioco che più di qualunque altro ha sollevato critiche.

Le discussioni sono già iniziate e si prevede che i prossimi mesi saranno nuovamente infiammati dalle polemiche, che ormai da diversi anni ruotano sempre attorno allo stesso problema: i videogiochi sono innocui o possono influenzare i più giovani, stimolando la loro aggressività, fino a portarli ad uccidere?

Anche questa volta il dibattito contrappone le ragioni di amanti e produttori di videogames a quelle di legislatori e psichiatri: i primi sostengono che non è mai stato provato scientificamente che i giochi possano avere effetti dannosi sulla psiche umana, i secondi affermano invece che il collegamento fra videogiochi, aggressività ed aggressioni è forte tanto quanto lo è quello fra le sigarette ed il cancro.

Craig Anderson, un professore dell'Iowa State University, che si occupa di studiare gli effetti della violenza dei media provocati sull'uomo, afferma che i ricercatori hanno una forte tendenza a riconoscere un aumento dell'aggressività tra coloro che giocano con videogames violenti.

Evan Wright invece ha scritto un libro intitolato "Generation Kill", nel quale viene evidenziato che i militari usano i videogiochi per addestrare i soldati. In questo libro sono anche raccolte numerose testimonianze di soldati USA impegnati in Iraq, i quali esprimono curiose impressioni e sensazioni che hanno provato giocando con il famoso GTA.

Ma una delle voci americane più critiche è quella di Jack Thompson, un avvocato che qualche anno fa cercò di far assolvere due adolescenti che uccisero un automobilista e ne ferirono un altro a colpi di fucile, i quali dichiararono di essere colpevoli e di essere stati ispirati proprio da GTA.
In quell'occasione le famiglie delle vittime chiesero 246 milioni di dollari di danni a diverse case produttrici e catene di distribuzione. Le polemiche trovarono consensi in molti altri Paesi già impegnati in discussioni e studi sull'argomento: così in Australia dove GTA III venne messo al bando per i suoi contenuti violenti, in Italia dove nel 1999 la Guardia di Finanza sequestrò Resident Evil dai negozi, in Germania dove si limitò la diffusione di Command & Conquer (e si potrebbero citare numerosi provedimenti simili in Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Brasile).

I produttori di videogiochi continuano ad appellarsi alla libertà di informazione ed affermano che in ogni videogame sconsigliato ai bambini è presente l'indicazione "Adults Only", corredata da una dettagliata descrizione del gioco e del grado di violenza presente al suo interno, pertanto la colpa sarebbe dei genitori che forse non controllano i figli come dovrebbero.

D'altra parte non si può non essere d'accordo con loro, quando affermano che la cultura del sesso e della violenza nei videogiochi è la stessa che si ritrova in Pulp Fiction e Natural Born Killers; ma su film, fiction, videogiochi e musica continuano ad essere applicati standard e metri di giudizio ancora troppo differenti.

News tratta da Programmazione.it



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