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Lo Spam

E-mail: Flop 20 Dicembre 04 @ 00:01 am

1. Introduzione

Lo spamming è l'attività di produzione di spam. Cercando su un vocabolario di inglese la parola "spam", la si trova con il significato di "carne di maiale in scatola" (deriva da spiced ham), ed in effetti negli USA è diffuso un tipo di carne in scatola chiamato "Spam" e prodotto da un'azienda di nome Hormel.

Con il nostro problema la carne in scatola non c'entra moltissimo, anche se gli americani, tradizionalmente attenti a giochetti e coincidenze lessicali, associano al termine "spam", come problema di rete, l'immagine di una scatoletta di carne. Il significato che ci interessa è, secondo i più, derivato da una scenetta comparsa in un episodio della serie televisiva "Monty Python's Flying Circus". Nella scena in questione, un uomo e sua moglie entrano in un ristorante e si siedono vicino una tavolata di buontemponi, i quali portano come copricapo i caratteristici elmi cornuti da vichinghi. Quando la cameriera arriva a prendere le ordinazioni, i vichinghi iniziano a cantare: "Spam, spam, spam...!" così fragorosamente che i due clienti non riescono neppure a capire quali pietanze siano in menù, dato che la voce della cameriera è continuamente disturbata dalla parola spam. I clienti tentano ripetutamente di chiedere qualcosa che non contenga spam e, naturalmente, alla loro voce si sovrappone sempre la canzone dei vichinghi.

Dunque l'idea che ha portato alla scelta del termine è quella di un disturbo di livello e continuità tali da ostacolare la possibilità di comunicare. Il significato odierno del termine è più preciso; lo sintetizziamo definendo "spam" i messaggi che sono diffusi avvalendosi delle funzionalità della Rete, senza rispettare lo scopo per il quale tali funzionalità esistono. Generalmente s'intende un messaggio, tipicamente pubblicitario, che viene spedito a tappeto su decine di gruppi di discussione, o a centinaia di persone via e-mail, senza che esso rientri nell'argomento di discussione dei gruppi, o che le persone che lo ricevono l'abbiano richiesto (i messaggi spam vengono anche chiamati UCE: Unsolicited commercial e-mail).
Gli spammer, in effetti, sottraggono risorse agli utilizzatori ed ai fornitori di servizi, senza risarcimento e senza autorizzazione."

Inoltre, a differenza di quanto avviene con la posta tradizionale, la spedizione e la consegna di un e-mail hanno un costo che non è sostenuto dal mittente, ma dal ricevente . Si potrebbe pensare che, in fondo, sia sufficiente cancellare i messaggi non desiderati, e che non sia necessario darsi tanta pena per combattere lo spam. Il punto fondamentale riguarda però le implicazioni economiche dello spam. Colui che effettua spam (definibile spammer) nell'arco di qualche ora può facilmente raggiungere milioni di destinatari. Di conseguenza, i costi complessivi associati alla distribuzione di uno spam possono essere molto elevati. Si è calcolato che la distribuzione di un tipico spam ha un costo di alcune centinaia di milioni o addirittura di miliardi di lire. Le componenti coinvolte sono molteplici:

· il tempo perduto dai destinatari per scaricare, verificare e cancellare il messaggio (ad esempio, cinque secondi moltiplicato per un milione di destinatari corrisponde a 1400 ore di lavoro);
· i costi di banda sostenuti da provider e utenti (collegamento via telefono) per il trasporto del messaggio. (ad esempio, 10kB moltiplicato per un milione corrisponde a 10GB di dati, il cui transito prende circa 20 giorni di tempo-linea assumendo una velocità di trasmissione media);
· i danni (sia quelli diretti sui sistemi che quelli indiretti dovuti ai malfunzionamenti) causati dalle congestioni indotte dallo spam;
· i danni di immagine per i provider che subiscono il cosiddetto "spoofing", una tecnica tramite la quale lo spammer si appoggia ad un indirizzo terzo che non gli appartiene (oppure inesistente), per mascherare la reale provenienza del messaggio e deviare le eventuali risposte di protesta al possessore di questo indirizzo terzo (un caso esemplare fu il Cyber Promotions vs. America On Line del 1996 ).

I costi dello spam non sono sostenuti dallo spammer, ma dagli utenti che lo ricevono, e dai provider, che vedono aumentare i loro costi di gestione (banda e tempo-uomo), e che comporteranno un aumento dei canoni. Negli USA questa cifra è stata quantificata in circa 25 $ (circa 23 €) annue per utente (dati del 1998) . Un recente studio della Commissione Europea stima il costo globale dello spam in circa 10 miliardi di Euro annui, corrispondenti a circa il dieci per cento del costo operazionale globale di Internet.

Pertanto, al di là del puro e semplice disturbo che può provocare lo spam, siamo in presenza di un fenomeno con un forte impatto economico negativo su tutta l'industria di Internet. Non dimentichiamo inoltre che la diffusione di Internet è tuttora in fase di forte crescita, e un aumento dello spam di un paio di ordini di grandezza potrebbe facilmente portare la posta elettronica realmente utile a trovarsi annegata in un mare di e-mail di ogni tipo, rendendo il suo utilizzo assai faticoso, o obbligandoci a passare a un nuovo schema in cui accetteremmo e-mail solo da mittenti elencati esplicitamente.

In Gran Bretagna uno studio appena pubblicato da MessageLabs sentenzia che lo spam costa ogni anno alle imprese 470 sterline per dipendente. Secondo l'azienda, che si occupa di sicurezza informatica, le risposte di 200 società britanniche indicano che il 28 per cento dell'e-mail che arriva è considerata inutile dai lavoratori, e una parte di questa è spam, cioè posta elettronica promozionale non richiesta. Alla somma di 470 sterline per dipendente, MessageLabs arriva calcolando per ogni impiegato un salario medio di 25.000 sterline l'anno. Una persona con questo stipendio che passa 10 minuti al giorno nel cancellare le mail spam dal proprio computer, costa 2 sterline al giorno all'azienda per cui lavora e, secondo MessageLabs, questo significa che un'impresa con 100 impiegati sostiene un costo di 47mila sterline l'anno. Nel tirare le conclusioni, il CTO di MessageLabs, Mark Sumner, ha spiegato che lo spam non si può più considerare solo un inconveniente o una noia perché ora ne circola molto di più e chi vi fa ricorso utilizza tecniche sempre più sofisticate e sempre più difficili da bloccare.

Non mancano, però, posizioni favorevoli (o quanto meno minimizzanti) al fenomeno spam, e, ovviamente, provengono tutte da chi dello spam ne ha fatto un "business" o comunque da parte di chi se ne avvale per pubblicizzare le proprie attività. C'è chi sostiene che il combattere questo fenomeno equivarrebbe a ledere, addirittura, la libertà di parola e di commercio. E' un'obiezione che non può essere condivisa e, per certi aspetti, appare offensiva per chi crede nella libertà. Ricordiamo che libertà non è solo quella di parlare, ma anche quella di decidere se ascoltare o no, e soprattutto che libertà di parola significa che chiunque, negli spazi appropriati, può parlare senza dover temere alcun genere di conseguenze per via del significato e dei contenuti di ciò che ha detto. La libertà di parola non attribuisce a nessuno il diritto di violare una proprietà privata, e meno che mai il diritto di effettuare pubblicità in maniera invasiva dello spazio altrui.

Tornando allo spam, la proprietà privata è, per esempio, il computer di qualsiasi utente della rete, così come la sua casella di posta elettronica e altre risorse che il provider di quell'utente gli mette a disposizione: ognuno paga per acquistare il computer, il software, l'abbonamento al proprio provider, paga per le connessioni telefoniche e per quant'altro necessario. Nessuno, quindi, ha diritto di considerare le risorse altrui come un mezzo di diffusione per i propri messaggi, quali che siano. Ci sono molti modi legittimi ed efficaci per farsi pubblicità in rete, e la pubblicità è certamente benefica per la rete, giacché finanzia svariati servizi utili a tutti; è essenziale, però, che la pubblicità sia fatta nel rispetto delle proprietà altrui e non in maniera parassitaria.





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