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Generale: webmaster 02 Maggio 05 @ 23:01 pm

3. Google pubblica?

Un'altra teoria vede la crescente importanza dei motori di ricerca come vero e unico strumento per giungere all'informazione. Considerato il valore che la nostra società pone nelle informazioni, garantire che i meccanismi della ricerca siano trasparenti e non sotto l'influenza di alcun individuo o gruppo, diventa un obbligo pubblico. In molti vedono un futuro in cui la ricerca su Internet - e quindi l'informazione - sarà regolamentata alla stregua dell'energia elettrica e dell'acqua potabile.

Prefigurare un futuro in cui Google possa venire affiancato o sostituito da un ente avente natura pubblica appare poco credibile, ed anche in questo caso per più di un motivo:

1. La natura stessa di Internet non rende probabile una tale ipotesi. Internet è il risultato di una serie di accordi cooperativi tra entità di diversa natura (enti pubblici o semipubblici, enti privati, società commerciali, singoli privati...) per permettere la cooperazione tra hardware di proprietà di queste entità. A livello di protocolli, questo si traduce nel rispetto di standard comuni. A livello di interconnessione e trasporto dell'informazione, questo è il frutto di singoli accordi bi-o-multilaterali tra i singoli agenti. Ognuno di questi negoziati ha caratteristiche proprie: non ci sono regole generali o meccanismi globali. Gli unici enti che possono influenzare la comunità degli agenti sono quelli necessari al funzionamento e al coordinamento del sistema (RIRs, IANA...) o coloro i quali sono deputati alla produzione, alla formalizzazione e alla pubblicazione degli standard (di fatto le RFC).
Tuttavia, questi organismi hanno un mero potere tecnico o consultivo, e le RFC hanno la forza di meri suggerimenti, non di leggi. È la stessa natura cooperativa che dà loro forza: se un player ignora continuamente gli standard, verrà gradualmente isolato (sia per impossibilità di comunicare dovuta alla violazione degli standard, sia per volontà dei vicini di rete, che rifiutano un vicino maleducato che causa loro danni o difficoltà tecniche, con risvolti economici non trascurabili).
Siamo di fronte ad una Internet che si auto-regola, creando gli anticorpi che espellono elementi estranei alla sua natura cooperativa. In questo contesto di autorità con solo potere di moral-suasion, e di singoli player dotati ciascuno di poca forza relativa ma di un buon grado di autonomia, pare improbabile l'affermarsi e il consolidarsi di figure pubbliche in grado di acquisire autorevolezza non grazie ai risultati ottenuti, ma solo per l'autorità derivante dalla loro natura di emanazione statale.

2. Internet non è limitata ad uno stato, ma ha carattere necessariamente internazionale. Nessuno stato è in grado di far pesare il suo ruolo di entità pubblica come contratto sociale tra i suoi cittadini, tutelante interessi comuni, in una tale realtà, proprio perché la sovranità di uno stato - e gli interessi da esso tutelati - si fermano ai suoi confini.
Un servizio pubblico internazionale dovrebbe essere svolto da un ente sovranazionale. Ora, stando alla mera osservazione dell'attuale stato di salute degli enti sovranazionali non economici (ONU, FAO, UNESCO...), pare potersi affermare che essi sono scarsamente dotati di poteri (sanzionatori, politici) e di mezzi finanziari, e che la loro direzione sia più il frutto di compromessi degli stati associati che di una volontà unitaria a perseguire un obiettivo. Non si vede in quale scenario la costituzione di un'istituzione sovranazionale per la gestione di un motore di ricerca dovrebbe rappresentare un'eccezione.

3. Attualmente, con sfumature, lo stato è sempre più visto come entità che fornisce servizi e prodotti in settori troppo delicati per essere lasciati al libero mercato (giustizia, difesa, pubblica sicurezza) o che verrebbero allocati da quest'ultimo in maniera giudicabile non socialmente equa (istruzione, sanità). La visione dell'intervento dello Stato in economia è generalmente residuale:al di fuori di queste specifiche casistiche, tutto il resto va lasciato all'intervento dei privati.
Al di là di considerazioni personali, questa logica esclude che l'entità-stato possa investire in un settore in cui i privati hanno dimostrato un eccellente grado di efficienza ed efficacia, come quello dei search-engine.

4. Un controllo statale su una tale base di dati, così vicina alla circolazione e al reperimento dell'informazione, configurerebbe concreti rischi di manipolazione e censura per fini politici.
In Italia lamentiamo che il controllo dei media sia di fatto in mano al potere politico, perché ciò rappresenta, o potrebbe rappresentare, una possibilità di influenza nella formazione dell'opinione e del consenso pubblico. Un Google statale sarebbe tutto ciò, elevato all'ennesima potenza.





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