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Programmazione: arte o tecnica?

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Programmazione: arte o tecnica?

Postdi rebol » 04/09/03 17:00

A questo indirizzo (http://www.programmazione.it/index.php? ... 0&idArea=1) c'è un rimando ad un report del business week dove viene affermato che la programmazione non è un'arte, ma una tecnica come tante altre. Sebbene questo non sia il core della pubblicazione (che cmq non sono riuscito a trovare, se qualcuno ne ha notizie sono benvenute) credo sia uno spunto interessante. Cosa ne pensate? Conoscete per caso link dove si possano trovare dibattiti in materia o documentazione relativa?

Io credo che la programmazione debba svilupparsi come una tecnica (intendo formalizzata in base a determinate regole) ma chiunque ne ha esperienza converrà sicuramente che una certa dose di arte c'è. Ma questo incide sull'affidabilità del software (come sembrano affermare quelli di business week)?.
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Re: Programmazione: arte o tecnica?

Postdi Frengo78 » 05/09/03 13:32

rebol ha scritto:Io credo che la programmazione debba svilupparsi come una tecnica (intendo formalizzata in base a determinate regole) ma chiunque ne ha esperienza converrà sicuramente che una certa dose di arte c'è. Ma questo incide sull'affidabilità del software (come sembrano affermare quelli di business week)?.

Perfettamente d'accordo. E non sei il solo a pensarla cosi. Il codice sorgente di certi virus e' stato persino esposto da qualche parte come forma d'arte.
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Postdi rayden » 05/09/03 18:22

certo che è arte, che domanda, il seguire delle regole ti porta a creare un prodotto, anche buono, ma non è mica detto che le devi seguire :D sopratutto quando senti il codice scorrerti nelle vene lo scrivi, ti lasci andare come un musicista farebbe con il suo strumento... lo leggi lo rileggi, ti compiaci di quello che hai fatto e vai avanti all'infinito, cercando il più piccolo difetto, imperfezione o distrazione...

si per me è arte...
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Postdi rebol » 07/09/03 12:57

Si certo, anche per me è arte, e credo che otterremo la stessa risposta da chiunque abbia passato almeno 5 ore davanti la tastiera dopo le 9 di sera per far venire alla luce la sua prima creatura informatica.
Ma se la programmazione è un'arte, il programma è oggi un prodotto, ed un prodotto non è un'opera d'arte. Immagginate che oggi facessero gli orologi come quelli che disegnava Kandiskj, artistici sicuramente, ma poco pratici.

Questa arte di programmare può nuocere al software come prodotto oppure può apportare vantaggi? Siccome oggi tutto è realizzato in serie, il software non sfugge a questo paradigma. Ma un'opera d'arte mal si presta ad uscire da una catena di montaggio....

Chi è che deve piegare la testa, i programmatori o gli imprenditori? Il business week pensa di avere la risposta. Io per posso continuare a lavorare per me, ma è innegabile che con il successo dell'open source parte dei lavori personali possono diventare prodotti a vantaggio di tutti....
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Postdi rayden » 10/09/03 18:22

ebbè, è per questo che si usano le documentazioni e i commenti... :D
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Non incensiamoci, please...

Postdi marlon » 11/09/03 14:49

Ragazzi.

Se diamo per buona l'equazione creatività = arte
La programmazione (beh! magari non proprio tutta...) è sicuramente arte.

Ma seguendo questo ragionamento, anche chi installa la tazza di un gabinetto "a regola d'arte" ( :) ) è un artista!

Sto esagerando, è chiaro, ma vale per tutto: non tutti i disegni o tutta la musica o tutti i monumenti e le chiese sono opere d'arte in senso stretto.

Arte è anche estetica.

E l'estetica è anche e soprattutto negli occhi di chi osserva.

In altri termini: chi è a decidere se un oggetto è artistico?
Al di là di tutto, non esistono criteri oggettivi per dire cosa è arte e cosa non lo è.

Van Gogh, ai suoi tempi, era un povero balordo che nessuno considerava...
Stessa sorte hanno avuto musicisti e poeti ora famosissimi.

Vi dico una cosa sola: non incensiamoci!
Non sentiamoci artisti solo perché abbiamo messo in piedi un programma innovativo, stabile, "ergonomico" e magari esteticamente bello.

Possiamo trarre maggiori soddisfazioni da quel che facciamo valutando serenamente il nostro "figlio" in base alla fatica, alla cura ed alle capacità che abbiamo profuso per realizzarlo.
Non c'è bisogno di parlare delle nostre cose come di "arte" per farle apprezzare, anzi: potremmo rischiare di passare, agli occhi degli altri, per matti esaltati.

Ciao

Marlon
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