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Lo stato dell'innovazione tecnologica in Italia

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Lo stato dell'innovazione tecnologica in Italia

Postdi piercing » 08/02/03 16:19

Il ministro all'innovazione tecnologica ha scritto:Roma - Basta con i luoghi comuni secondo cui l'adozione delle nuove tecnologie e l'innovazione tecnologica nel suo complesso sono causa di disoccupazione. Basta con i timori e le ritrosie culturali all'innovazione, base di rilancio per le aziende pubbliche e private di qualsiasi dimensione. Questo, in sintesi, il pensiero espresso ieri dal Ministro all'Innovazione e alle Tecnologie Lucio Stanca, intervenuto a Foligno ad un incontro del Centro studi Nemetria.

"L'innovazione tecnologica ed i suoi vari strumenti, come computer, Internet, posta elettronica e banda larga - ha affermato il Ministro - non riducono l'occupazione ma, anzi, qualificano il posto di lavoro e gli stessi dipendenti".

Secondo Stanca "siamo condannati all'innovazione se vogliamo continuare ad essere un paese progredito, economicamente avanzato". Parole che sembrano richiamare gli ultimi dati europei sull'innovazione che bocciano decisamente proprio l'Italia.

Secondo Stanca ci si trova dinanzi ad una sorta di "pregiudizio occupazionale" capace di rallentare "l'adozione delle nuove tecnologie sul posto di lavoro, sia nel privato che nel pubblico". "Questo - ha spiegato - un atteggiamento in parte comprensibile, determinato pure dalla paura del nuovo e da abitudini di lavoro che è difficile sovvertire".

Dunque, secondo il Ministro per innovare davvero occorre prima di tutto stimolare una cultura dell'innovazione, essendo "essenziale ed imprescindibile il problema di spiegare in modo convincente ai dipendenti quali sono i reali vantaggi che l'innovazione tecnologica determina, non solo per le aziende ma anche per ogni lavoratore, di qualunque grado e posizione, sgombrando così la strada dell'innovazione dai fantasmi".

D'altra parte secondo il Ministro non c'è scelta: "Un Paese che vuol essere moderno ed economicamente avanzato è inesorabilmente costretto ad innovare per non perdere il passo, essere emarginato e schiacciato dai Paesi emergenti. È quindi necessario fare leva sull'innovazione come fattore di crescita, arricchendo lo sviluppo con prodotti e tecnologie nuovi, con un adeguato modello di business, creando ulteriore valore aggiunto. E solo con una crescita basata sull'innovazione si realizza nuova occupazione qualificata e, al tempo stesso, si ammoderna il Paese".

Stanca già nei giorni scorsi aveva reagito alle critiche rivolte da più parti al Governo per i pochi fondi non solo alla ricerca tecnologica ma anche proprio all'adozione e diffusione delle nuove tecnologie dentro e fuori il settore pubblico. Ieri ha affermato che "sono ormai finite le armi che hanno portato al boom economico e fatto crescere il nostro Paese: negli anni '50 e '60 era il costo del lavoro a favorirci; negli anni '80 è stata la svalutazione. Ora per essere competitivi ci resta solo l'innovazione e, quindi, dobbiamo stimolarne la diffusione". A partire, afferma Stanca, dalle piccole e medie imprese.

Secondo Stanca, il Governo ha già fatto molto in questa direzione, sebbene i detrattori affermino il contrario: "Il Governo ha lanciato l'e-Government, aprendo con gli enti locali 138 cantieri digitali per portare in rete ad oltre 20 milioni di cittadini e alle imprese ben 80 servizi pubblici prioritari; ha promosso la firma digitale, che dà valore legale ai documenti telematici permettendo anche l'invio elettronico degli atti delle aziende al Registro delle imprese, con un risparmio di 260 milioni € l'anno tra minori consumi di carta, riduzione dei costi di archiviazione e l'annullamento delle spese di spedizione".

Concludendo, Stanca ha anche ricordato che ci sono 80 milioni di euro per l'incentivazione al commercio elettronico e altri 30 milioni di euro per lo stimolo all'attivazione di sistemi informativi di rete nei settori del tessile, abbigliamento e calzature.

fonte Punto Informatico



Mi piacerebbe avere qualche commento costruttivo su questo articolo e sul come vedete la situazione.
Inutile dire che io resto davvero "stupito" di queste parole, soprattutto pensando al fatto che c'è qualcuno che pensa che siano vere (e questo qualcuno è il ministro in persona). Mi piacerebbe conoscere su quali dati e statistiche basa un discorso di questo tipo. O forse il ministro pensa davvero che l'innovazione possa essere quella di dotare ogni dipendente di un pc sulla scrivania con win, word ed excel?

Sono anni che sviluppo sistemi ad alto valore tecnologico, e fino ad oggi ogni dipendente che li ha utilizzati mi ha detto "grazie". Certo che imporre l'utilizzo di un sistema che non funziona costringe a fare due lavori, quello che si faceva prima e quello che si è obbligati a fare perchè "lo strumento è nuovo e va utilizzato".
Io reputo che tutto dipenda dalla qualità e dalla utilizzabilità del servizio a valore aggiunto che viene realmente offerto all'utente.
E continuo a pensare che di tutti quelli che fanno questo lavoro, di professionisti ne ho conosciuti veramente pochi, tutti gli altri vedono l'innovazione tecnologica solo come una "vacca da mungere". Cortesemente, qualcuno lo spieghi al ministro.
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Postdi Frengo78 » 08/02/03 16:35

Sicuramente in questi anni l'innovazione tecnologica non è andata di pari passo con le effettive necessità delle aziende stesse e questo ha inizialmente causato il boom della new economy in italia e conseguentemente la sua stessa crisi.
Knowledge is a weapon
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Postdi RaigherCN » 08/02/03 21:47

io lavoro nel mondo dell'informatica ma mi scontro spesso con aziende che non conoscono nemmeno il significato di innovazione, aziende che sono ferme alla macchian da scrivere, se va bene elettrica e che fanno fatture con quella che la gesatione magazzino pensano sia passare uan scopa per terra. Sono contenti di andare avanti così perchè quello è ciò che conoscono ma perdono terreno nei confronti di quelle ditte concorrenti che invece si aggiornano e modernizzano inserendeo macchinari più veloci che aumentano al produttività e abbassano i costi anche se poi non creano più lavoro ma la competizione oggi è sempre più serrata e globalizzata, voi come pensate che finirà? io un idea la ho. cErto l'innovazione informatica non è tutto e va presa nella giusta misura ma in italia abbiamo al tendenza a non innovare per paura della novità e ciò non è bello le aziende perdono competitività, e l'italia stessa non produce oggi prodotti ad alta innovazione tecnologica ne riesce a concorrere con aziende cinesi o coreane per fare esempi e se non ci diamo uan mossa che succederà? su cosa baseremo il nostro lavoro? la fiat ha dato l'esempio poca innovazione poca ricerca poco sviluppo. senza esagerare me nemmeno senza dormire fare ancora la contabilità a mano oggi è ridicolo sopratutto se guarda in che stato versno i commercilisti nel nostro paese ...
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Postdi piercing » 09/02/03 02:21

x frengOT:

non sono d'accordo, il boom è stato solo un fenomeno di economia globale legata ad eventi molti più complessi (e speculativi) rispetto a quello di un confronto con le esigenze aziendali. Il discorso è lunghissimo e forse anche fuori luogo. Sicuramente un buon soggetto per una tesi di laurea.

x Raigher:

il punto è proprio questo, perchè c'è sempre paura della novità? io direi pure che non è paura della novità, ma della "sòla" come diciamo a Roma.

Se io andassi da un'azienda che fattura, tanto per dire 10M€, dicendo che per 10K€ sono in grado di confezionargli una piattaforma di gestione aziendale per i loro processi, fatta su misura per loro, voi pensate che direbbero di nò? Magari dicono di no perchè qualcuno già gli ha venduto per 100K€ un mega programmone preconfezionato (JDEdwards, il primo che mi viene in mente) che è talmente vasto e complesso che non risponde minimamente alle esigenze aziendali, e tuitti gli utenti lo odiano perchè è più un ostacolo che un'agevolazione. Ma non è l'innovazione il problema, il problema è solo che quel prodotto non va incontro alle esigenze di chi lo deve usare. Provate a girare per i vicoletti di Trastevere con un bus a due piani e dopo 20 secondi rimpiangerete il triciclo di quando avevate 2 anni!

In questo caso l'ignoranza di chi acquista (quante società hanno un ESPERTO in informatica interno?) fa fare affari d'oro a chi vende, a scapito della professionalità e della tutela di chi questo lavoro lo fa bene e a prezzi che non giustificano minimamente il boom cui accenna Frengo.

Perchè non spiegare questo al ministro? Perchè pensa che la ritrosia sia insita nel carattere degli italiani (che invece in tecnologia e innovazione sono tra i primi al mondo). Perchè non fargli capire che per far funzionare la tecnologia un "consulente" non può rientrare in un contratto metalmeccanico o di commercio?

Io penso che se non esiste un intero sistema che possa agevolare l'innovazione, certo non viene agevolata e sospinta dicendo che gli italiani hanno un carattere "antitecnolgico". Forse hanno solo leggi diverse dagli altri. Se il mercato auto è in crisi (giacchè abbiamo parlato di fiat), forse non è solo perchè le fiat fanno schfo, ma anche perchè un'assicurazione costa più della macchina stessa (fatevi i conti in 5 anni e vedrete che è così).
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Postdi rebol » 14/02/03 17:08

Io non direi che siamo sempre l'ultima ruota del carro, quando si parla di realtà aziendali non bisogna dimenticare da cosa è composto il tessuto economico italiano. La fiat, secondo me, non è un esempio strettamente calzante in questo ambito, visto che è una industria prettamente atipica nel panorama costellato da piccole e medie imprese. Sono queste che compongono la stragrande maggioranza dell'economia italiana, e nel loro piccolo non sono affatto ritardate, visto che molto spesso le pmi nei loro settori sono leader di mercato a livello mondiale, ma si tratta quasi sempre di b2b e di lavorazioni in outsourcing che il consumatore finale non vede affatto.

Non so se si tratti di paura della novità o della sola come dici tu (piercing). Mi sono trovato alcune volte nella tua situazione (dalle tue parole capisco che sei un consulente, e che siamo colleghi) ma la mia esperienza non è sicuramente vasta come la tua per esprimere un giudizio in merito, certo è che ormai il computer e l'elettronica sono ovunque, si sono diffusi in maniera molto rapida e hanno permeato la vita di tutti i giorni, ma non la testa di molte persone. Per molti queste restano solo "le diavolerie dei giorni d'oggi" che non si sa se migliorano la vita oppure la rendono più difficile. Certo è che passare da un sistema manuale ad uno elettronico comporta comunque il superamento di una barriera. Tutti noi che abbiamo a che fare con il computer (a vari livelli) siamo consci delle sue potenzialità, ma chi lo vede come poco più che una macchina da scrivere o non lo vede affatto non ha proprio idea di cosa si tratta, e forse frastornato da tanta rutilante pubblicità nel dubbio pensa si tratti di una fregatura, e preferisce gestire i suoi affari come ha sempre fatto: carta, inchiostro e calamaio.

Forse al ministro bisognerebbe ricordare che facendo parte di un governo che in campagna elettorale sbandierava 3 I (Inglese, Informatica, Imprenditoria) per stimolare l'innovazione non basta pompare soldi (e neanche tanti poi) dall'alto e sferzate dal basso, ma magari investire in "cultura informatica" in modo da adeguare il tessuto di base alla "sfida del domani": l'era dei poli di sviluppo/cattedrali nel deserto è finita, e questi hanno pienamente fallito il loro compito.
HITOTSU JINKAKU KANSEI NI TSUTOMURU KOTO
HITOTSU MAKOTO NO MICHI O MAMORU KOTO
HITOTSU DORYOKU NO SEISHIN O YASHINAU KOTO
HITOTSU REIGI O OMONZURU KOTO
HITOTSU KEKKI NO YU O IMASHIMURU KOTO
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